La nostra percezione dell’ambiente si è evoluta: dal pensarlo risorsa infinita da usare e gettare, siamo passati attraverso tragedie come quella di Seveso, di cui il prossimo anno ricorre il quarantennale, che hanno sviluppato la nostra coscienza ambientale, per arrivare a considerarlo come un bene da tutelare. Ed oggi qualcosa più di questo.
Pensiamo alla nostra gestione del territorio: da una fase in cui lo abbiamo riempito di costruzioni, ad una in cui non si voleva intaccare nulla dei suoi elementi verdi, fino a quella odierna, in cui un bosco verticale entra nel centro di Milano grazie ad un grattacielo.
Oggi la vera sfida per una politica che non voglia solo inseguire la cronaca, è superare quei ragionamenti a comparti stagni che percepiscono la tutela dell’ambiente come un intralcio al progresso economico.
Il legame intrinseco fra ambiente, economia e società ha dovuto aspettare forse troppo tempo per essere riconosciuto, ed oggi necessita di passi avanti ulteriori, che aiutino ad accentuare l’importanza risolutiva di politiche ambientali virtuose, in particolare in un momento di cambiamenti epocali come l’attuale.
Con diversi provvedimenti in questa legislatura si sta definendo una road map ambientale che segue due binari fondamentali: il primo riguarda il controllo e la tutela del territorio, con norme attese da anni come gli “ecoreati”; il secondo riguarda la promozione di uno sviluppo che sia green non solo a parole e che cominci a tracciare un percorso organico in tal senso.
Un percorso per un Paese che ha già segnato delle tappe importanti, evidentemente, visto che una su quattro delle imprese italiane dell’industria dei servizi e una su tre dell’industria manifatturiera ha deciso di investire in prodotti e tecnologie green, ricavandone dei benefici in aumento di esportazione.
Il provvedimento che vuole cominciare a tracciare questo percorso è il Collegato Ambientale, approvato in via definitiva a dicembre.
Una norma che da un lato vuole modificare in meglio quello che già c’è: si veda ad esempio, per quanto riguarda i rifiuti, la partita sugli obiettivi di raccolta differenziata resi più ambiziosi ed appetibili da raggiungere grazie ad incentivi sulla tassazione, o alle disposizioni per favorire la riduzione della produzione dei rifiuti ed a quelle per favorire la tecnica del compostaggio.
Dall’altro lato, poi, intende creare nuove vie propositive come con la parte sugli acquisti verdi delle Amministrazioni Pubbliche, o la qualificazione ambientale dei prodotti dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e delle filiere che caratterizzano il sistema produttivo nazionale.
E se il tema vero è decidere come agire oggi avendo ben chiaro un progetto per il domani, fondamentale è quindi uno strumento come la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, che con questo provvedimento si vuole rendere finalmente operativa.
Si tratta, poi, sempre in tema ambientale di rapportarsi all’Europa non come dispensatrice di sanzioni, ma come supporto alla nostra “crescita verde”.
Per usare una metafora, possiamo dire che, se vogliamo chiudere definitivamente la porta della logica dell’emergenza per la risoluzione dei problemi, utilizzata così frequentemente nel nostro Paese, soprattutto in ambito ambientale, dobbiamo aprire finalmente la porta della logica della pianificazione.
Anche perché, per citare Papa Francesco, “un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, chiamato ad integrare la giustizia con la salvaguardia dell’ambiente”.
A cura dell’On. Miriam Cominelli