Un’azione quotidiana che spesso ci troviamo a fare senza riflettere sull’impatto che le nostre scelte alimentari hanno sul pianeta, dallo sfruttamento delle sue risorse, all’inquinamento fino al cambiamento del clima.
La quasi totalità delle carni e dei prodotti derivati che finiscono sulle nostre tavole proviene da allevamento intensivo, il quale ha un altissimo impatto ambientale influendo sull’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo.
La FAO, nel suo Rapporto del 2013 “Tackling climate change through livestock”, ha stimato che il settore è responsabile di circa il 14,5% delle emissioni di gas serra dell’intero pianeta. L’allevamento agricolo, infatti, influisce sul cambiamento climatico, addirittura superando l’intero settore dei trasporti.
Sempre in base ai dati FAO, il 50% della produzione mondiale di cereali e il 90% di quella di soia sono destinate al bestiame come mangimi. Mentre buona parte della popolazione mondiale muore di fame.
Ma non è tutto: per far pascolare un bestiame è anche necessario un vasto terreno.
Il 91% del territorio disboscato della foresta amazzonica è stato adibito a pascolo e la desertificazione dei terreni è in gran parte dovuta alle pratiche di allevamento.
L’allevamento intensivo è la principale causa di deforestazione, desertificazione, delle dead-zone dell’oceano, dell’estinzione delle specie, della distruzione degli habitat, dello sfruttamento delle risorse idriche ed il loro inquinamento, di erosione del suolo superiore.
Alcuni numeri: per produrre un chilogrammo di carne sono necessari 16.000 litri d’acqua; una fattoria con 2.500 vacche da latte produce la stessa quantità di rifiuti di una città di 411.000 persone; 70 miliardi di animali sono allevati ogni anno in tutto il mondo e più di 6 milioni vengono uccisi per il cibo ogni ora.
Tutto questo per mantenere l’eccessivo, sfrenato e contraddittorio modello di consumo occidentale, dove circa 1 miliardo di persone ha problemi di sovrappeso mentre nel sud del mondo circa 1 miliardo di persone soffre la fame.
A dicembre ha avuto luogo a Parigi l’importante COP21 - la Conferenza delle Parti per il Clima - e lì i Capi di Governo di tutto il mondo si sono riuniti per cercare di trovare un accordo internazionale per combattere il cambiamento climatico e limitare il riscaldamento globale a meno di 2° C.
Ad oggi non vi sono, da parte del nostro Commissario europeo per l’azione per il clima e l’energia Cañete, degli obiettivi mirati a ridurre l’impatto climatico causato dall’allevamento, come potrebbe essere una riduzione del consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari nella nostra alimentazione, né l’allevamento e l’alimentazione risultano essere uno dei punti all’ordine del giorno delle discussioni sul clima.
Eppure è fondamentale fare informazione, creare consapevolezza e sollevare l’argomento per alimentare il dibattito. Per questo motivo, il Movimento 5 Stelle Europa ha voluto organizzare la proiezione del documentario “Cowspiracy” sugli allevamenti intensivi.
Il documentario, realizzato attraverso il crowdfunding dai registi americani Keegan Kuhn e Kip Andersen, è stato proiettato al Parlamento Europeo a Bruxelles il 2 dicembre, in collaborazione con altri gruppi politici dell’Europarlamento.
Il cambiamento, però, non può solo partire dai Governi e dalla politica. Deve partire anche da noi. Noi dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo.
E se ci sta a cuore il nostro pianeta e il nostro ambiente, iniziamo a cambiare le nostre abitudini alimentari riducendo - o, meglio, eliminando - il consumo di carne.
A cura di Eleonora Evi