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Caro materiali: serve la revisione dei prezzi

10/5/2022

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In questi ultimi due anni, tra le conseguenze della pandemia coronavirus e gli effetti congiunturali della crisi internazionale in corso, le imprese e con loro i lavoratori stanno affrontando difficoltà inimmaginabili. 

A cura di Walter Rizzetto
Aumento dei prezzi dei materiali e dell’energia, carenza di materie prime stanno mettendo a dura prova i comparti con il rischio di chiusura di molti impianti produttivi. ​Un momento che impone la massima attenzione per fronteggiare avvenimenti che hanno determinato per le filiere quella che può definirsi “la tempesta perfetta”. Il problema riguarda gli operatori di settori che vanno dalla produzione dei beni a quella dei servizi, fino a quello delle opere pubbliche. Scenario in cui anche il Pnrr rischia di fallire, se non si interviene in primis con misure per calmierare i prezzi. Di recente con un question time in commissione lavoro ho rivolto un faro al governo sulla condizione in cui si trovano le imprese e i lavoratori del settore delle opere pubbliche, che stanno affrontando una situazione che mette a rischio posti di lavoro e spettanze economiche.

Difficoltà principale resta l’aumento generalizzato del costo dei materiali, di certo non prevedibile all’epoca in cui sono stati commissionati i lavori. Parliamo di un’impennata dei costi medi di costruzione delle opere di oltre il 20 % e che potrebbe ancora salire. Sono coinvolti soprattutto i lavori aff idati alle aziende fi no alla fi ne del 2020, ossia nel periodo in cui erano del tutto imprevedibili gli incrementi sopravvenuti. Queste distorsioni dipendono dall’assenza di un meccanismo obbligatorio di revisione dei prezzi, la cui introduzione è da tempo invocata dall’Associazione nazionale di costruttori edili (Ance). Sistema strutturale che, ad esempio, esiste in Francia e consente alle imprese di benefi ciare di una automatica compensazione dei costi in presenza di rincari.

In Italia invece, fi no ad oggi, per la revisione dei prezzi ci si è avvalsi di una obsoleta lista ministeriale di materiali che non consente alle imprese di ottenere equi ristori in considerazione dei reali aumenti legati alla realizzazione delle opere. È per questo che l’Ance ha anche provveduto ad impugnare alcuni decreti ministeriali in materia. Al momento, le imprese che ancora riescono a tirare avanti stanno lavorando senza alcuna garanzia di rientro degli ingenti extra costi che devono sostenere. Ma fi no a quando potranno andare avanti così? L’assenza d’iniziative di ristoro rapide e concrete, indurrà a rallentamenti delle attività imprenditoriali, se non blocchi di lavoro, fino all’estrema conseguenza: la richiesta di risoluzione dei contratti alle amministrazioni.

È una situazione che all’orizzonte fa temere una spirale di eventi di grande allarme: sempre più imprese in crisi, migliaia di lavoratori che andranno in cassa integrazione e opere pubbliche abbandonate per mancato completamento dei lavori. Come capogruppo della commissione lavoro ho chiesto all’esecutivo iniziative per tutelare aziende e lavoratori impiegati nella fi liera delle costruzioni di opere pubbliche, sollecitando l’istituzione di uno specifi co tavolo di concertazione tra ministeri e la necessità di compensare i maggiori costi che stanno onerando le imprese. Il governo in riscontro alle mie richieste ha messo in evidenza le recenti iniziative di revisione dei prezzi inserite nell’ambito della legge delega - attualmente in corso di esame in Parlamento - per la disciplina dei contratti pubblici. Misure che, tuttavia, non possono essere utili rispetto alla condizione di quelle imprese che hanno già i lavori commissionati dall’amministrazione.

​Per queste realtà e per escludere eventuali ricadute occupazionali i Ministeri competenti, stanno ancora valutando gli interventi da intraprendere. La nostra azione prioritaria quindi sarà quella di continuare a spingere aff inché si proceda al pagamento alle imprese delle compensazioni sui contratti vigenti. E ciò richiederà una risposta tempestiva poiché, in mancanza, il rischio è quello di ricadute sociali senza precedenti a fronte di tante imprese per le quali la chiusura potrebbe diventare l’unica alternativa possibile.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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