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Caro bollette: un inverno difficile

21/11/2021

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I rincari previsti per l’aumento del costo della produzione di luce e gas si sono già iniziati a sentire e il Governo ha messo in campo le prime azioni per aiutare, soprattutto, le famiglie in difficoltà.
Il caro prezzi scaturisce dalla combinazione di diversi fattori che ha portato all’aumento della domanda mondiale di gas, cui corrisponde un aumento del prezzo di vendita della materia prima: un inverno, quello del 2020, particolarmente rigido, la ripresa delle attività, la riduzione della vendita di gas all’Europa da parte della Russia e l’aumento delle quote degli Ets, i permessi di emissione di CO2 pagati dalle aziende per “poter inquinare”. Nonostante l’intervento del Governo per diminuire gli impatti del caro bollette, la misura tampone non è sufficiente a risolvere il problema nel lungo periodo.

“A oltre 20 anni dalla liberalizzazione del settore elettrico e a oltre 10 anni dalla liberalizzazione del mercato, ci troviamo ancora a rincorrere il problema del caro-bollette che a sua volta grava sulla competitività delle imprese, sulla vita delle famiglie e alimenta la povertà energetica. Tutto questo in piena transizione energetica, rispetto alla quale il Governo non si è ancora dato una strategia chiara verso la transizione ecologica, sulla cui base adeguare la struttura tariffaria. Al riguardo vanno affrontati alcuni problemi indifferibili: un vero mercato europeo dell’energia; un piano di sviluppo delle reti e degli accumuli per far fronte alle crescenti energie rinnovabili, se davvero si vogliono superare le fonti fossili; il passaggio di oneri e accise, non attinenti al consumo dell’energia, sulla fiscalità generale; il contenimento definitivo dell’IVA e della tassazione; il controllo delle aste di CO2 ; la creazione di un Albo Venditori per il mercato libero, il cui accesso va consentito solo in cambio di determinate garanzie fidejussorie; l’aumento del tetto ISEE del bonus sociale; il Fondo per combattere la povertà energetica” dichiara Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum.

“Il Paese deve decidere in che direzione andare: se vuole andare verso le fonti rinnovabili allora si deve gradualmente ‘smarcare’ dalle dinamiche di prezzo delle materie prime fossili” prosegue Pierpaola Pietrantozzi, Segretario nazionale Adiconsum, “revisionando la struttura tariffaria in modo tale che preveda, tra le altre cose, il trasferimento degli oneri generali di sistema sulla fiscalità generale, mantenendo in capo alla tariffa elettrica solo quelli effettivamente attinenti, l’esclusione del calcolo dell’IVA dagli oneri e dalle accise, l’applicazione dell’Iva agevolata al 10% sulle quote relative alla materia prima ed alla commercializzazione di luce e gas, senza dimenticare di prevedere misure per combattere in maniera efficace la povertà energetica, che interessa milioni di famiglie, aggravata anche dall’emergenza Covid.

​C’è bisogno di fare una scelta strategica di fondo che veda il coinvolgimento delle Associazioni di consumatori in prima persona e non come parte finale di un ingranaggio con i cittadini-consumatori costretti solo a subire i vari rincari dall’alto. Gli aiuti stanziati per il caro luce, 3 miliardi di euro, interessano circa 3 milioni di persone, ovvero i nuclei familiari con Isee inferiore a 8.265 euro annui, famiglie numerose con almeno 4 figli e Isee inferiore ai 20.000 euro annui, chi percepisce il reddito/ pensione di cittadinanza e persone affette da gravi problemi di salute. Per la fornitura di gas, invece, si prevede l’azzeramento degli aumenti per circa 2,5 milioni di persone. Inoltre, per tutti gli utenti privati e per le piccole imprese vengono azzerate le aliquote degli oneri di sistema per la luce, mentre, per il gas l’IVA passa al 5%
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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