Chi come Carla Tomasi, lavora da quasi 40 anni nel campo dei restauri del patrimonio artistico-architettonico, sa bene che alla base di tutto c’è una grande passione: Tomasi è alla guida dell’omonima impresa di restauro di beni culturali ed è una tenace sostenitrice dei valori del suo lavoro, condotto con professionalità. |
D. Qual è stata l’operazione di restauro compiuta che le ha suscitato le maggiori emozioni e regalato soddisfazioni?
“Nel corso di quasi 40 anni di attività sono stati molti i momenti di grande soddisfazione per la bellezza dell’opera, per la complessità dell’intervento per la qualità del team operativo. Penso ai primi interventi degli anni ’80 con il restauro dell’Arco di Costantino e la Fontana della Barcaccia a Roma, o i più recenti restauri dell’Arena di Verona, della Domus Aurea a Roma, della Cappella Palatina di Palermo, penso anche alle esperienze difficili e intense degli interventi di emergenza, messa in sicurezza e restauro all’Aquila nel post terremoto, ai quali ho contribuito sia come impresa sia come Presidente dell’Associazione Restauratori d’Italia predisponendo protocolli di intervento in emergenza per il recupero degli apparati decorativi. L’intervento di restauro che per complessità, importanza e risultato posso segnalare tra tutti è però il restauro della Cappella della Sacra Sindone a Torino, devastata dal rovinoso incendio dell’11 aprile 1997. Il restauro conservativo dei 3.600 mq di superficie e la realizzazione delle reintegrazioni con malte speciali dei circa 1.200 mq mancanti di decorazione lapidea, realizzate in 13 mesi, hanno richiesto ingegno, abilità professionalità e organizzazione fuori dal comune, con un risultato finora ritenuto eccellente e per il quale Il 22 novembre 2019 ha ricevuto il prestigioso premio internazionale “European Heritage Award” 2019 di Europa Nostra.”
D. Qual è un ‘sogno nel cassetto’ di Carla Tomasi imprenditrice?
“Continuare a operare per mantenere ed elevare il livello qualitativo del restauro specialistico, che corre il serio rischio di venire fagocitato dal sistema imprenditoriale generalista perdendo la sua caratteristica di alta qualificazione professionale. Nel Codice Appalti il restauro specialistico e le altre attività relative ai Beni Culturali, sono regolamentate in un capitolo a parte ed anche nell’articolato generale sono numerosissimi i distinguo che devono essere inseriti e mantenuti. Queste molteplici distinzioni non sono sempre osservate e la disattenzione alla specificità si traduce nella continua perdita di livello qualitativo delle imprese del settore. Per questo motivo, all’interno della Federazione, si è radicata la convinzione che è necessaria una Disciplina dedicata agli appalti nei Beni Cultuali con una regolamentazione ad hoc.”
D. Che consigli si sente di dare ai giovani che intendono avvicinarsi a questo suo nobile ‘mestiere’?
“Auguro alle giovani restauratrici ed ai restauratori di non perdere la passione che li ha spinti a scegliere questa attività, di mantenere e aumentare la tenacia che sicuramente hanno mostrato per completare il loro percorso formativo, di aggiornarsi continuamente perché la ricerca fortunatamente è molto attiva nel settore, e di dedicare una parte del proprio tempo alla tutela professionale ed imprenditoriale, attraverso la partecipazione all’attività di associazione.”