In occasione dell'evento Citytech di Milano, la redazione di Gente in Movimento ha avuto modo di parlare vis à vis con il delegato ANCI per la mobilità Pierfrancesco Maran, circa le potenzialità e gli sviluppi della condivisione dei mezzi in Italia, il car sharing. |
Il car sharing sta crescendo a dismisura nel nostro Paese. In una città come Milano abbiamo la fortuna di avere caratteristiche tali da poter sperimentare prima degli altri, ma i tempi di risposta dei cittadini sono così veloci che anche altrove si recupera poi in fretta. Sembra che il car sharing sia a Milano da sempre, mentre ha avuto inizio nel settembre 2013 e in sei mesi, con un avviso pubblico ispirato proprio a quello milanese, sia Roma che Firenze hanno recuperato il gap con Milano offrendo servizi analoghi.
I produttori di auto e moto le danno ragione.
Viviamo un’epoca di rapidi cambiamenti. Se fino qualche anno fa c’era chi in maniera un po’ ottusa ripeteva: “i sistemi di sharing vanno frenati, perché non venderemo più mezzi!”, oggi sono soprattutto i produttori a rendersi conto che per restare sul mercato non possono impedire i cambiamenti, ma guidarli e governarli. Mi sembra quindi una scelta molto intelligente da parte loro collaborare fattivamente allo sviluppo dei sistemi di trasporto di sharing in città.
Sharing “tradizionale” o sharing elettrico?
Lo sharing da un punto di vista ambientale è già un valore in sé, perché se riduciamo il numero complessivo di mezzi facciamo una grande operazione ambientale in un Paese in cui il numero di auto ogni 100 abitanti si attesta ancora fra 60 e 70.
Oltre a ciò, dobbiamo certamente impegnarci per far sì che i mezzi in circolazione inquinino meno. Sul car sharing al momento non si sono ancora trovate le condizioni per l’avvio di un sistema elettrico efficiente. Fatta eccezione per Parigi, anche nel resto del mondo i sistemi elettrici sono molto ridotti.
Sullo scooter sharing mi sembra invece, in base anche a quanto emerso dalla discussione qui a Citytech, che le imprese intendano già da subito abbinare a mezzi tradizionali investimenti sull’elettrico.
Perché il cambiamento è oggi e non ieri?
La differenza rispetto al passato è che gli investimenti un tempo avvenivano perché il pubblico metteva a disposizione un sacco di soldi e poi si vedevano i risultati. Oggi, invece, stiamo chiedendo alle imprese di crederci e di costruire dei business plan che stiano in piedi senza supporto pubblico. È una sfida ancora più difficile, ma molto affascinante.
A cura di Francesca Vinai