Le zone montane piemontesi sono comprese nelle “aree bianche”, quelle cioè che vedranno l’intervento delle risorse pubbliche per la realizzazione delle nuove reti. Si differenziano dalle “aree nere”, città e zone urbane, dove invece interverranno direttamente, con risorse proprie, gli operatori di mercato.
I bandi per la realizzazione del Piano banda ultralarga sono nazionali e oggi in corso. Il primo bando, pubblicato il 3 giugno 2016 per le Regioni Abruzzo, Molise, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, è stato aggiudicato in via definitiva a Enel Open Fiber. L'importo complessivo è di 1,4 miliardi di Euro. La rete sarà data in concessione per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica.
Il secondo bando, pubblicato l'8 agosto 2016, riguarda Piemonte, Valle D'Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia. Relativamente a questo secondo bando, che interessa la Regione Piemonte, la fase di preselezione si è conclusa il 30 settembre 2016. Il 5 dicembre 2016 i soggetti selezionati sono stati invitati alla seconda fase. Il termine per la presentazione delle offerte è scaduto il 20 febbraio 2017. La seduta pubblica di apertura delle buste si è tenuta il 13 aprile. È attualmente in corso l'esame della documentazione per procedere con l'aggiudicazione della gara.
I tempi sono slittati di qualche mese ed è immaginabile che i lavori potranno iniziare nella primavera 2018. In corsa per il secondo bando, con la società di Enel, è rimasto solo Eolo (che ha anche già presentato un ricorso accolto solo in parte dal Tar che ha disposto alcuni approfondimenti tecnici), mentre Telecom si è ritirata. Tim ha scelto di percorrere una strada parallela rispetto a quella del Piano nazionale promosso dal Ministero dello Sviluppo economico. E cioè farà una serie di investimenti propri, direttamente, utilizzando risorse non europee e non concesse dallo Stato. Almeno duecento i sindaci piemontesi che hanno ricevuto dall'adeguato di Tim la lettera che annuncia il percorso. Quest'ultimo non esclude ovviamente quello nazionale, con una serie di “anelli di rete” posati in ciascun Comune piemontese.
Rispetto al primo bando, le informazioni che arrivano da Enel Open Fiber sono positive proprio per le aree bianche, quelle finora considerate “a fallimento di mercato”. Quanto presentato dalla società nata dalla multinazionale dell'energia consegna elementi positivi. In primo luogo va rilevato il forte ribasso sull'offerta. Enel Open Fiber - che partirà ora con l'iter progettuale definitivo - ha annunciato di usare molto le linee aeree ed effettuare pochi scavi, ma soprattutto ha annunciato di voler raggiungere tutte le “case sparse” (per le quali Uncem ha da sempre fatto particolare pressione) con tecnologie wireless. Open Fiber ha inoltre previsto di portare ovunque i 100 mbs di velocità (e dunque non solo i 30 mbs minimi). Il ribasso d'asta sul primo bando potrebbe essere investito per le reti di collegamento tra i Comuni, finora non comprese nel Piano nazionale. Quest’ultimo è per i Comuni montani un tema fondamentale: collegare gli enti tra loro vuol dire permettere ai Comuni stessi di unire servizi e funzioni, cardine dell'associazionismo. Uncem ha insistito molto sul fondamentale coinvolgimento di Comuni e Unioni montane nelle fase di progettazione una volta che verrà assegnato il secondo bando.
Tre i temi fondamentali sui quali lavorare da subito con Regione e Ministero dello Sviluppo economico: l'attivazione e la valorizzazione delle reti di fibra ottica già realizzate in passato sui territori; l'individuazione di potenziali operatori in grado di vendere i “pacchetti” di connettività agli utenti nelle aree montane dopo la conclusione dei lavori (è un tema da affrontare subito); l'individuazione di nuovi servizi per pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini capaci di sfruttare pienamente le nuove velocità di connessione (secondo un'Agenda digitale per le aree interne e montane già più volte condivisa tra gli Enti locali). Uncem continua a insistere sulla necessità di ridurre il digital divide, grazie ai nuovi investimenti, anche sul fronte dell'accesso ai servizi televisivi e telefonici nelle aree montane. Internet, tv e telefonia mobile sono tre ambiti collegati e inscindibili. Le moderne tecnologie che potranno essere installate, dovranno contemplare queste tre necessità per le Terre Alte.
Rispetto all'Agenda digitale, Regione Piemonte ha varato un primo bando con una parte di risorse specifiche disponibili sul Por Fesr (in totale 45 milioni di euro che si aggiungono ai 290 milioni di Piano per la banda ultralarga). Diverse Unioni di Comuni stanno già lavorando sul fronte dei servizi. L'Unione montana Alta Langa ad esempio sta lanciando un servizio di trasporti “a chiamata”, con un car pooling costruito con il CSI Piemonte. Le Unioni montane Via Lattea e Grana hanno congiunto i sistemi informativi dei Comuni permettendo di associare tutte le funzioni fondamentali. Altre Unioni montane hanno già inserito su sistemi cloud in data center certificati per la PA, tutti i dati pubblici dei Comuni. Piccoli passi sulla via dell'innovazione tecnologica, che potrà migliorare decisamente servizi a rete, in area a domanda debole, nelle zone montane dove è fondamentale vincere spopolamento e abbandono.
A cura di Marco Bussone