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Aumentano le vittime di incidenti, perché? 

30/8/2016

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Dopo 15 anni torna a crescere il numero delle vittime di incidenti stradali. Cerchiamo di capire meglio le cause.
È arrivata puntuale la conferma, ma già in parte si sapeva. I dati (provvisori) comunicati dall'Aci e ISTAT fanno segnare la prima inversione di tendenza sulla mortalità per incidenti stradali da 15 anni a questa parte.
Infatti mentre il numero degli incidenti è leggermente diminuito di un 1,8% e quello dei feriti del 2%, i morti sono purtroppo tornati ad aumentare, +1,1%, che si traduce in 38 lenzuoli bianchi in più stesi sull'asfalto con un deludente testacoda nei dati della mortalità che non si verificava almeno dal 2000.
Ma un motivo ci sarà, un motivo c'è sempre. Abbiamo toccato lo zoccolo duro difficile da abbassare?
Va detto che a parere dell’ASAPS l'elettronica (l'utilissimo tutor, autovelox, TRed ecc.) come si dice ha già dato.
Qui se non si recupera la presenza fisica delle pattuglie sulle strade, vedremo ancora lievitare la cifra della mortalità stradale.
Perché? Ma perché le cause principali della sinistrosità mortale non vanno ricercate solo nella velocità, che è pur sempre fattore determinante della gravità nelle conseguenze dell'incidente, ma nell'alcol e droga alla guida, nell'uso ormai indiscriminato e pressoché impunito del cellulare al volante sia in fonia che, ancor peggio, in messaggistica o navigazione sul web.
E ancora sul mancato uso delle cinture di sicurezza, per non parlare dello sforamento dei tempi di guida e di riposo dei conducenti dei veicoli pesanti anche stranieri e del taroccamento del cronotachigrafo, ormai quasi una costante.
Se non si rimandano agenti in divisa sulle strade queste gravi violazioni chi le intercetta?
Si è dato particolare risalto all'incremento dei morti sulla rete autostradale: 305 decessi, 18 in più rispetto al 2014 (+6,3%). Qui va fatta subito qualche riflessione.
Intanto è evidente che sulla rete autostradale abbiamo fatto segnare i dati migliori per 15 anni (grazie anche al tutor negli ultimi dieci) tanto che nel primo decennio 2001-2010 l'Italia solo sulla rete autostradale aveva toccato e superato l'obiettivo del calo del 50% delle vittime mortali.
Si capisce che quando i primi della classe prendono un voto non buono fanno più scalpore rispetto agli altri. Sarebbe interessante sapere attraverso una geo localizzazione dove sono avvenuti gli incidenti mortali più gravi, nei tratti sottoposti a controllo col tutor (in gran parte nella rete di Autostrade per l'Italia) o negli altri tratti?
L’aumento della mortalità, va detto, è anche concomitante con il certificato aumento del traffico di oltre il 3%.
Peraltro il tasso di mortalità sulle autostrade, con 0,32 morti ogni 100 milioni di km percorsi, si è ridotto dell’80% in 15 anni ed è uno dei migliori in Europa.
Probabilmente abbiamo toccato lo zoccolo duro come stanno sperimentando anche gli Inglesi e Svedesi, Paesi sempre con i risultati migliori per la sicurezza stradale.
Sulla rete autostradale rimaniamo i primi della classe, il vero vulnus rimane purtroppo la sicurezza sulle Strade Statali, Provinciali e Urbane.
Crescono infatti morti anche sulle Statali e Provinciali dove sono state 1.619 le vittime (+1,9% rispetto alle 1.589 dell'anno prima).
Calano invece sulle Strade Urbane dove si sono contate 1.495 vittime, -3,1% rispetto ai 1.505 morti del 2014. Cifre ancora esagerate.
Per quanto riguarda le categorie delle vittime mortali, quali sono i dati?
Eccoli. Cresce ancora il numero dei morti fra i pedoni. Siamo tornati a quota 601, +4% e qui pensiamo che il generalizzato uso del cellulare e l'ubriachezza giochino un ruolo significativo.
Nettissimo l'aumento per la più rischiosa categoria di utenti della strada, i motociclisti: 769 i morti (addirittura +9,2%).
E su questo segmento si deve fare di più come informazione e contrasto.
Cala il numero delle vittime fra gli automobilisti, 1.466 deceduti, -1,7% e per fortuna anche fra i ciclisti 249 vittime (-8,8%).
Va anche sottolineato che la classe di età col maggior numero di vittime è ancora quella che va da 20 a 24 anni, ma le vittime crescono nella fascia d'età 30-34 anni (+16%) e anche nella l'asse d'età dei molto anziani (+10,5%).
Va ricostruita anche la politica della formazione alla guida dei neopatentati insieme a campagne sulla sicurezza stradale sulle tv e sui media come pubblicità progresso.
In conclusione parliamo di alcune cose che nel prospetto Aci-ISTAT non ci sono.
Per il sesto anno consecutivo non abbiamo nessun dato sugli incidenti connessi al consumo di alcol o droga. Non è ammissibile. Un Paese che ha appena approvato la Legge sull'Omicidio stradale non può non essere informato su quanti sono gli incidenti alcol e narco correlati, la voce numero uno della nuova Legge.
Infine una riflessione su un altro aspetto non contenuto nel report Aci-ISTAT, per più comprensibili ragioni. Lo stato delle strade, sempre più precario con le Province che non hanno più fondi per la minima manutenzione.
Assistiamo ad una carenza vergognosa della rete stradale, con tracciati dissestati da buche, una carenza della segnaletica orizzontale e verticale, un’illuminazione insufficiente, gallerie non a norma e quest'anno addirittura ad una grave incuria nello sfalcio, con l'erba che in molti incroci limita la visuale in modo molto pericoloso.
Dalla strada arrivano all'erario decine di miliardi di euro in imposte, tasse, accise e multe, ma alla strada viene restituito poco per garantire sicurezza e qualità.
No, se il problema strade e sicurezza non verrà affrontato con politiche diverse (a proposito che fine ha fatto la riforma del Codice della strada approvata alla camera ad ottobre 2014?), con questa insufficiente attenzione ai temi strutturali della strada, i prossimi obiettivi non saranno assolutamente centrati.
 
A cura di Giordano Biserni
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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