Emerge però con sempre maggiore evidenza che la distrazione è uno dei principali fattori che determinano incidenti.
Scrivere un messaggio, ascoltare la radio, tenere una conversazione con i passeggeri, fumare una sigaretta sono solo alcuni esempi di azioni - spesso compiute in modo automatico - che possono influenzare la nostra attenzione, trasformandola in distrazione rispetto al compito di guida.
Ma per quale motivo la nostra attenzione, da potente strumento di prevenzione, diventa così facilmente fonte di incidentalità?
Questo succede perché la nostra attenzione funziona basandosi su una quantità limitata di risorse. Pertanto, eseguendo più azioni contemporaneamente, tali risorse vengono divise tra i diversi compiti che stiamo svolgendo, andando a ridurre la sicurezza della prestazione di guida.
In particolare, è per noi praticamente impossibile svolgere due azioni che utilizzino il medesimo canale sensoriale.
Per esempio, impostare il navigatore e monitorare il traffico sono due azioni che coinvolgono i nostri occhi ed è per noi impossibile svolgerle nello stesso tempo, anche se abbiamo l’impressione di riuscire a guardare la strada perché continuiamo ad alzare gli occhi.
In realtà, nel momento in cui noi guardiamo il navigatore, perdiamo completamente il controllo di quello che succede al di fuori del parabrezza, tenendo conto che ci stiamo muovendo in un contesto dinamico ad una certa velocità.
È per noi invece possibile eseguire due azioni contemporaneamente quando i compiti che dobbiamo svolgere richiedono l’utilizzo di due canali sensoriali diversi, per esempio guadare la strada e ascoltare la musica.
In questo secondo esempio, si viene a stabilire un compito primario, monitorare la strada, e un compito secondario, ascoltare la musica.
In questo modo, nonostante ci sia una suddivisione delle risorse tra i due compiti, viene stabilita una gerarchia e viene allocata una maggiore quantità di risorse nel compito ritenuto più importante.
Questa inevitabile suddivisione porta comunque a un calo della prestazione di guida in termini di sicurezza, perché il monitoraggio esterno non viene più svolto con il massimo delle nostre risorse, ma con solo una parte di esse.
L’attenzione si può quindi definire come l’insieme dei dispositivi e dei meccanismi che consentono di concentrare e focalizzare le proprie risorse mentali su alcune informazioni piuttosto che su altre, definendo ciò di cui siamo consapevoli in un dato momento.
È quindi importante mantenere tali risorse sugli aspetti rilevanti della strada e non farci distrarre da aspetti secondari.
È una sopravvalutazione eccessiva delle nostre competenze pensare di riuscire a svolgere al meglio delle nostre possibilità più azioni contemporaneamente.
Alla guida è quindi possibile gestire la nostra attenzione in modo consapevole, orientandola verso quelle aree della strada da cui, con maggiore probabilità, può arrivare un rischio (per esempio un pedone che sbuca dalle auto parcheggiate).
In questo modo l’attenzione diventa lo strumento di prevenzione più potente che abbiamo a disposizione, in quanto ci fornisce tutte le informazioni principali per poter prevedere le dinamiche del traffico e anticipare i pericoli.
A cura di Federica Confalonieri