È strano leggere l’ennesimo annuncio fatto dall’AD Marchionne, il quale - dopo aver chiuso tre stabilimenti in Italia, quello di Termini Imerese, la Irisbus e CNH di Imola - ha comunicato la chiusura definitiva delle vertenze per la cessione di ramo d’azienda ad altri soggetti imprenditoriali, annunciando l’arrivo di nuovi posti lavorativi nella più grande industria metalmeccanica italiana, la Fiat. |
Tutti gli altri stabilimenti sono da anni in cassa integrazione guadagni, in attesa di nuovi modelli da costruire. Quest’ultimi tuttavia arriverebbero comunque in ritardo, perché altri produttori stranieri hanno invaso quelle fette di mercato che Fiat ha tralasciato per dedicarsi completamente alle produzioni negli stabilimenti stranieri e all’alta finanza, spostando cuore e cervello dell’azienda torinese all’estero.
Ora arriva l’annuncio delle assunzioni alla Sata di Melfi (PZ), le quali non avvengono per via diretta (permettendo notevoli sgravi fiscali) ma tramite agenzie interinali. Questo la dice lunga su quale sarà il futuro di questi giovani che, armati di tanta speranza, hanno intasato le linee di quattro agenzie inviando curriculum. Un fatto che si aggrava se si tiene in considerazione che in questi territori la crisi ha distrutto anche la voglia di cercare un lavoro, con un tasso di disoccupazione giovanile che arriva al 70% nelle aree interne. Le assunzioni per via diretta sarebbero davvero un’ancora di salvezza per non affondare le loro giovani vite nella disperazione.
Vengono selezionati giovani diplomati fino a trent’anni d’età per sottoporli a ritmi di lavoro impossibili, con la riduzione delle pause fisiologiche e la mensa a fine turno. Le linee di montaggio portano all’alienazione dell’individuo, fare sempre le stesse operazioni per otto ore al giorno, per tutti i giorni, genera poi ridotte capacità lavorative dei lavoratori.
Per completare il quadro arriva il Jobs Act: quando non rendi più l’agenzia interinale (non la Fiat) ti dà il benservito. Si riparte dall’inizio, ma con l’aggravante che non sarai più idoneo a svolgere altri lavori, qualora tu avessi la fortuna di trovarli.
Non crediamo più alle favole da troppo tempo, ma c’è qualcuno che nonostante tutto le racconta per convincerci che il futuro sarà migliore.
Non perdiamo inoltre di vista i numeri dei posti di lavoro persi in Fiat nell’era Marchionne. Basti pensare che in Fiat difficilmente si va in pensione naturalmente, infatti, i tanti dipendenti fuoriusciti dagli stabilimenti Fiat, hanno raggiunto i requisiti per la pensione, attraverso la mobilità, spesso giustificata con il ricambio generazionale.
A cura di Silvia Curcio