Questa volta abbiamo deciso di dar voce ad una lettera ricevuta da una giovane socia Lucia G., che ci ha chiesto di diffonderla tramite i nostri canali per sensibilizzare tutti alla problematica dei disturbi alimentari (anoressia, bulimia, obesità ecc.). Naturalmente le problematiche derivate da comportamenti alimentari non corretti e dai disturbi dell’alimentazione rientrano nella mission della nostra Associazione, spesso attiva nel campo dell’alimentazione e salute e della educazione alimentare. La problematica è più diffusa di quanto si pensi (soprattutto tra la popolazione femminile), abbraccia una vastissima fascia anagrafica che va dai 13 ai 30 anni (i dati statistici fotografano di anno in anno un abbassamento dell’età). Essa è legata sicuramente a comportamenti alimentari non corretti, sicuramente a motivazione di origine psicologica, ma anche a modelli proposti dai mass-media, ad una diminuzione della capacità critica del pubblico verso i modelli comportamentali visti e tecniche di marketing utilizzate dai media.
Pubblicando questa lettera, A.E.C.I. desidera accendere la luce del riflettore su tale problematica, condividere e dar diffusione al messaggio di Lucia G. “C’è un’altra soluzione” e stimolare chi si ritrova ad attraversare il tunnel dei disturbi alimentari e comportamenti alimentari non corretti a farsi aiutare da personale specializzato.
“Fame d’amore” di Lucia G.
“Chiunque abbia già attraversato questo periodo, ogni qual volta che vede un ragazzo di 16 anni, quell’età in cui non sai ancora chi sei e dove vuoi andare a finire, ricorda quegli anni con nostalgia. Ribadisce più volte quanto voglia tornare indietro, quanto fosse bello vivere in quegli anni, ma non per tutti è sempre un periodo felice e che tutti vogliono rivivere sulla propria pelle. Si sa che i ragazzini possono essere cattivi e che, quando vogliono, sanno trasformare le parole in coltelli che squarciano l’anima. Ma non è detto che si facciano male solo tra loro, si può ricevere dolore da chiunque, anche dalla propria famiglia, per quanto strano possa sembrare. Spesso tutto ciò lo si riesce a superare egregiamente, senza nessuna ripercussione, ma non tutti funzioniamo allo stesso modo. Non tutti sono capaci di non cedere alle tentazioni, per sfortuna.
Queste tentazioni arrivano a rovinare la vita di questi ragazzi, che poi diventano adulti. Diventano adulti e non è detto che tutti, con l’età, riescano a superarle da soli. Le tentazioni di cui parlo sono i disturbi alimentari, l’autolesionismo, che possono anche portare alla morte, se non si presta abbastanza attenzione ai segnali. È molto difficile coglierli ed è anche molto difficile parlarne con i diretti interessati, che di solito negano e continueranno a farlo sempre. Non perché non vogliano davvero aiuto, ma perché per loro, quello, non è un vero e proprio problema. Ciò che porta un ragazzo o una ragazza a non mangiare (anoressia), o rigettare tutto ciò che ha precedentemente mangiato, perché abbuffatosi (bulimia), può avere diverse ragioni.
Può scaturire da un dolore che è radicato così a fondo in quella persona, che nemmeno il/la diretto/a interessato/a sa che è per quel motivo che compie quei gesti. Che è quello il motivo per cui vuole farsi così tanto male, perché si odia così tanto. Perché è di questo che si parla, odio verso se stessi. Non si tratta di essere melodrammatici e cercare attenzioni, si tratta di veri e seri problemi che, se non affrontati, portano a delle conseguenze da cui non si può più tornare indietro. Quest’odio così forte verso se stessi può essere stato alimentato dalla propria famiglia, dai compagni di scuola, che si vedono ogni giorno, dal pensiero stesso della società. Il pensiero di qualcun altro non dovrebbe condizionarci così tanto, voi direte, ma quando hai 16 anni e non sai chi sei, non sai cosa vuoi essere; quando hai 16 anni e vuoi solo avere degli amici e piacere tutti e non sembrare quello strambo, i pensieri di tutti ti condizionano. Vuoi essere così tanto come loro vogliono, che finisci per annullarti, per odiare quello che sei stato e inizi a cambiare. Il problema è che non sai quando fermarti. Da una dieta il passo verso il saltare i pasti, mentire su quando e quanto si è mangiato l’ultima volta, è breve. Dall’essere tristi o nervosi e mangiare così tanto fino a scoppiare e poi rigettare il tutto, perché ci si sente in colpa, il passo è ancora più breve. Se riconoscete in tutto ciò un vostro caro amico, anche un vostro stesso parente o voi stessi, sappiate che c’è un’altra soluzione. Fare tutto ciò non vi migliorerà la vita, anzi, sarà ancora peggio. Perché è una dipendenza, è un qualcosa che rimane fisso nella vostra mente e bisognerà lottare così tanto contro se stessi, che a volte vi verrà voglia di mollare tutto e lasciarvi andare, ma poi ne varrà la pena. Varrà la pena vivere di nuovo e lasciare che tutte le emozioni, che avete racchiuso in una piccola scatola dentro di voi, escano e vi riempiano la vita. Perché tutti lo meritiamo.
Vi sono delle strutture apposite dove andare, per far sì che del personale specializzato si occupi del vostro problema, ma tutto ciò avverrà solo se siete voi a volerlo, tranne per coloro che sono minorenni. In Italia, queste strutture, sono presenti in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Veneto, Toscana, Sicilia ed Umbria.”
A.E.C.I., come sempre, è a vostra disposizione per aiutarvi a contattare i giusti referenti.
A cura di Leonardo Peruffo