Tra i compiti della Commissione vi era il definire il quadro normativo in relazione agli aspetti economico-finanziari anche nella prospettiva del federalismo fiscale; l’incremento di ogni possibile forma di efficientamento e razionalizzazione, sviluppando un modello di mobilità as a service e un sistema telematico di tempestiva analisi dei flussi di domanda; nonché definire criteri uniformi per la ripartizione dei contributi statali con particolare riferimento all’esigenza di garantire livelli adeguati su tutto il territorio nazionale e monitorare gli effetti delle misure adottate.
Il Tpl è una componente fondamentale dei servizi per la mobilità delle persone e un adeguato livello di diffusione e di qualità dei servizi per la mobilità risulta necessario per l’esercizio dei diritti individuali (libera circolazione) e per l’accesso a esperienze e attività essenziali (lavoro, scuola, cura della salute) nonché per lo sviluppo economico.
È bene precisare che il Tpl non deve soddisfare tutta la domanda di mobilità presente su un determinato territorio ma deve colmare le carenze del mercato e costituire una valida alternativa a quello privato. Solo così la singola comunità potrà ottenere benefici in termini di sicurezza, rapidità, tutela dell’ambiente e incidenza sul congestionamento delle strade.
Per tutti questi motivi, il Tpl viene qualificato come servizio pubblico e vede un importante intervento della macchina amministrativa e politica sia per qual che concerne la regolazione sia in termini di finanziamento. (con costi che, però, ricadono per il 60% sulla fiscalità generale).
Nel settore operano quasi 800 imprese, con oltre 115mila dipendenti con 50mila mezzi ed un fatturato annuo complessivo di circa 11,5 miliardi di euro. I chilometri percorsi sono circa 2 miliardi con oltre 5 milioni e mezzo di passeggeri l’anno (dati 2019).
Ma, in uno scenario altamente evoluto quale è quello della mobilità, il Tpl si giova solo parzialmente delle innovazioni tecnologiche, digitali e ambientali. La bassa soddisfazione su copertura e frequenza del servizio, pulizia dei mezzi, confort a bordo si evidenzia maggiormente nelle aree metropolitane dove, del resto, c’è maggiore domanda di mobilità ma riguarda anche le zone periferiche dove intere fasce di popolazione che non possono utilizzare il mezzo privato risultano isolate. Su questo scenario si è abbattuta con tutte le sue devastanti conseguenze ed effetti negativi la pandemia.
Su cosa è necessario lavorare, dunque, per migliorare la mobilità del Tpl in chiave sostenibile? Innanzitutto la leva digitale può aiutare i gestori ad offrire un servizio più tarato sui bisogni dei fruitori, attraverso una raccolta di dati e informazioni istantanea, nonché può far sì che gli utenti ne monitorino il servizio innalzandone la qualità. Si tratta di informazioni necessarie sia per la programmazione (tipo e dimensione del servizio e relativo finanziamento) sia per la prestazione (che va sempre più modulata sulle esigenze dell’utente, che deve divenire protagonista informato e non mero passivo fruitore). Bisogna essere consapevoli che per migliorare il Tpl è necessario investire maggiori risorse, con un incremento del finanziamento pubblico e un concomitante aumento della concorrenza di mercato tra i gestori, evitando il rinnovo d’inerzia delle concessioni.
Gli obiettivi di sostenibilità sono già fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) dove ci si pone l’obiettivo di traslare almeno il 10% del traffico automobilistico privato al trasporto pubblico, rinnovando al contempo la flotta degli autobus con nuovi mezzi con un più basso impatto ambientale.
Tra le altre lettura d’intervento suggerite dalla Commissione di Studio guidata da Mattarella ritroviamo la collaborazione tra vettori e l’interoperabilità tecnologica per un sistema di mobilità integrato e dialogante (servizi, tariffe, sistemi informativi, infrastrutture) affinché ne venga massimizzata l’attrattività.
Dobbiamo lavorare per un nuovo modo di concepire il trasporto quotidiano affinché diventi il più sostenibile possibile, fornendo un servizio sempre maggiore per un’utenza che vede mutare i propri bisogni non più relegati al mero spostamento casa-lavoro.
Entro il 2030, il settore dei trasporti avrà uno sviluppo delle rinnovabili intenso. Perciò stiamo incentivando la predisposizione e la diffusione di infrastrutture dedicate alla mobilità elettrica, con un aumento di stazioni di ricarica. Inoltre, bisognerà tenere in considerazione anche ulteriori forme di alimentazione come quella ad idrogeno che sembra avere buoni spazi di impiego.
Ciò deve innestarsi in un dialogo tra i vari Enti, nazionali e locali, per politiche che possano essere davvero incisive e riescano a contemplare i diversi aspetti di una mobilità sempre più complessa e dalle diverse sfaccettature.
I notevoli sforzi economici messi in campo con le ultime leggi di Bilancio, i decreti per fronteggiare la pandemia Covid-19 e il PNRR, se attuati con la giusta organicità, potranno finalmente innovare e innalzare qualitativamente il servizio di trasporto pubblico locale a beneficio degli utenti, con l’auspicio che sempre più italiani vedano nell’abbandono nel mezzo privato un miglioramento della propria vita quotidiana, al passo coi tempi, a tutela dell’ambiente e della collettività.
A cura dell’On. Emanuele Scagliusi.