Con i suoi 3 milioni di abitanti, il Paese delle Aquile è apparso la prima volta sui media italiani nel 1990, quando migliaia di albanesi emigrarono alla volta dell’Italia, il Paese delle promesse.
Proprio in questi anni, dopo quasi cinquant’anni di dittatura per mano del leader del partito Comunista Enver Hoxha, l’Albania iniziò a percorrere i primi passi verso la democrazia.
La vicinanza all’Italia ed i rapporti commerciali con la stessa, permettono al Paese balcanico di cominciare a sentirsi europeo, prima ancora di essere un Paese completamente democratico.
Infatti, nonostante i numerosi traguardi raggiunti, rimane ancora oggi prioritario il conseguimento dei requisiti politici, socioeconomici e degli standard europei, dettati dalla Dichiarazione di Copenaghen del 1993, pilastro dell’allargamento europeo.
Rimangono infatti aperte per l’Albania numerose problematiche legate alla stabilità istituzionale, alle garanzie democratiche ed alla tutela dei diritti umani.
Allo stato attuale, dopo l’annessione di Bulgaria e Romania, l’Unione Europea punta a processi di integrazione qualitativamente migliori. Essa cerca di fornire attraverso strumenti come l’IPA I e II (assistenza al processo di pre-adesione) sostegno allo sviluppo democratico, economico e culturale dei Paesi candidati, in linea con le raccomandazioni della strategia di allargamento.
Nel giugno del 2014 l’Albania è stata ufficialmente candidata all’ingresso nell’Unione Europea, uno step che rappresenta la pietra miliare di un processo di integrazione, accelerata e favorita da molti emigrati, che una volta appreso il grande know how italiano sono tornati in patria, investendo in una nuova idea di Albania.
L’entrata nell’Unione Europea a questo punto farebbe benissimo all’Albania, favorendo un monitoraggio più intensivo, creando le condizioni per uno standard di vita migliore imparando a rispettare le regole europee.
Inoltre, in questa fase di integrazione europea che viene richiesta al Paese, nascono diverse opportunità che vedono l’Albania partecipare a diversi programmi europei di finanziamento (Life +, Orizzonte 2020, Cosme, Erasmus ecc.), ampliando così le possibilità non solo per l’investitore nazionale, ma anche per quello estero, di presentare dinanzi alla Commissione europea progetti volti a raggiungere gli obiettivi comunitari.
Il rapporto con l’Italia rappresenta in questo istante un punto cruciale per l’Albania, che da sempre vede nel nostro Paese un punto da cui rinascere e con cui rinascere insieme.
L’Italia, d’altro canto, deve guardare all’Albania come un Paese di grandi opportunità, dove poter ottenere il massimo rendimento da questa fratellanza che da anni accomuna i due popoli.
Pochi sono a conoscenza che l’Albania è l’unico Paese dei Balcani, dove la maggior parte della popolazione parla e comprende benissimo la lingua italiana, ed ha inoltre un’ammirazione per il made in Italy, venduto ormai in tutti i principali ristoranti lussuosi della capitale Tirana.
Legami culturali, collegamenti commerciali, vicinanza geografica, diffusione dei modelli di consumo italiani, rendono l’Albania non solo il Paese dell’altra sponda dell’Adriatico, ma anche un forte valore aggiunto, attraente per gli investitori italiani.
Tutto ciò si riflette con l’aumento del numero delle aziende italiane, che ogni anno operano nel territorio albanese concentrando maggiormente i lori investimenti nel settore edile, tessile e calzaturiero ed in quello agroalimentare.
Ma che cosa rappresenta l’Albania per l’imprenditore italiano e perché il Paese delle Aquile sta diventando una meta sempre più ambita? La posizione geografica e la sua vicinanza con le coste della Puglia, il basso costo della manodopera, una tassazione generale favorevole all’investimento, sembrano essere le carte vincenti per un imprenditore che ogni giorno si confronta con la dura legge della concorrenza, in un mercato globale che ormai non conosce più confini.
Un salario medio di 260 euro, quasi surreale per il mercato europeo, rappresenta nient’altro che la normalità per i lavoratori albanesi, ragione questa che ha portato il governo nazionale ad aprire le porte agli investitori esteri agevolandoli sotto un punto di vista fiscale al fine di abbassare il tasso di disoccupazione generale.
Ma quali sono i principali settori nei quali bisogna investire? Lo sapevate che, secondo alcuni studi l’Albania risulta il Paese che dispone di un potenziale idroenergetico di circa 16 miliardi di KWh all’anno, facendo sì che per unità di superficie figuri tra i Paesi più ricchi d’Europa dopo la Norvegia e la Svizzera? Non a caso tale settore viene considerato come area prioritaria d’investimento, seguito poi dai settori agroalimentare e turistico.
Quest’ultimo infatti, fino a pochi anni fa, non godeva di una buona reputazione a livello europeo, tendenza questa che è cambiata grazie alla promozione mediatica nazionale ed internazionale, facendo sì che le coste albanesi ospitassero un numero crescente di turisti stranieri.
Il nostro studio Cherchi & Partners - European Law Firm di Bruxelles, che attualmente sviluppa un’attività di promozione di partenariati con l’Albania nell’ambito della partecipazione alle gare pubbliche europee finalizzate all’ottenimento dei fondi europei, ha voluto, tramite il presente articolo, offrire una panoramica dell’Albania, diversa da quell’immagine consolidata negli anni, che parla di un Paese ad alto tasso di corruzione, criminalità e pericolosità sociale, al fine di riuscire ad abbandonare tali stereotipi, vedere oltre i pregiudizi ritrovando l’Europa anche in Albania.
È infatti da sottolineare che avere come partner l’Albania in un progetto europeo, rappresenta un vantaggio per l’aggiudicazione dei fondi erogati dall’UE.
Non c’è che da auspicare che l’Italia, Paese avente dei legami stretti e storici con l’Albania, non perda di vista questa occasione.
A cura di Retjona Kola e Olard Hasani