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Adozione della mobilità elettrica, tre proposte

17/7/2017

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Ci sono le condizioni per invertire la rotta su mobilità e emissioni inquinanti, ma servono le norme e la volontà politica.
Da qualche mese il mondo sembra finalmente aver preso coscienza del problema del peggioramento della qualità dell'aria e dei danni causati dalle emissioni. Nonostante l'eccezione rappresentata da qualche segnale contrastante proveniente dagli U.S.A. di Donald Trump, l'inversione di tendenza è globale e vede come capofila Cina e India, che puntano a rinvigorire le vendite di auto elettriche per tagliare le importazioni di greggio e le emissioni inquinanti. Il Governo di Pechino pianifica di raggiungere l’obiettivo di un quinto delle vendite di veicoli elettrici sul totale al 2025. Più ambiziosi sono gli obiettivi dell’India, ovvero il 100% di auto elettriche vendute entro il 2030.
Azzerare le emissioni di gas serra del settore energetico nel 2060 è tecnicamente fattibile, e consentirebbe di avere il 50% di probabilità di contenere l'aumento della temperatura globale "ben al di sotto dei due gradi centigradi" previsti dall'accordo di Parigi sul clima. A dirlo è l'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), secondo cui, tuttavia, il traguardo richiederà sforzi “immensi”. Nel 2030 inoltre l’auto elettrica sarà meno costosa di quella a benzina. La previsione è stata formulata da Bloomberg New Energy Finance, a seguito di un’approfondita ricerca.
In Europa, come spesso accade su varie tematiche, non c’è uniformità nelle politiche di agevolazione del trasporto elettrico. Molti Paesi, soprattutto dell’est, non fanno nulla, mentre la maggior parte dell’area UE ricorre ad agevolazioni riguardanti le varie imposte, come la tassa di circolazione o bollo auto (tra questi Paesi anche l’Italia). Dopo un’iniziale spinta dell’Irlanda, che è stata la prima nazione a proporre incentivi e a diffondere le colonnine di ricarica, i casi europei più virtuosi nelle misure di incentivazione sono Norvegia e Francia. Il mercato norvegese è un caso particolare. Come riportano le agenzie di stampa, nel primo mese del 2017 le auto elettriche e quelle ibride hanno infatti battuto per vendite quelle a benzina e diesel. Da non sottovalutare anche l’esempio della Svezia, dove un premio è concesso per l’acquisto di un nuovo veicolo elettrico.
Venendo all'Italia i segnali sono più deboli, soprattutto dal punto di vista normativo e della volontà politica, ma qualcosa si muove e ci si pongono degli obiettivi. Il Governo ha appena approntato una road map della mobilità sostenibile con obiettivi precisi, de-carbonizzazione dei consumi energetici richiesti dalla mobilità, qualità dell'aria conseguente alle emissioni dei veicoli stradali e opportunità di sviluppo economico e sociale.
La strategia energetica nazionale pianificata dal ministro Calenda prevede l'uscita dal carbone tra il 2025 e il 2030.  Il Ministro stesso ha dichiarato che “Il miglioramento atteso dei parametri di performance delle batterie e lo sviluppo delle infrastrutture permetteranno un aumento naturale della penetrazione di ibride plug-in e 100% elettriche ben oltre il 10% al 2030. Per le batterie ci aspettiamo cambiamenti in maniera drastica, mentre gli incentivi al rinnovo del parco auto dovranno essere proporzionali al differenziale di emissioni e di efficienza energetica". Inoltre "le colonnine elettriche forniranno anche un bilanciamento naturale come un buffer sulla rete". Segnali positivi arrivano poi dal Vaticano, con la grande attenzione ai temi ambientali di Papa Francesco, e il progetto del piccolo Stato di raggiungere per primo al mondo il traguardo delle emissioni zero, dando così un grande esempio.
In quanto membro della Camera dei deputati ho proposto tre emendamenti alla manovra correttiva dei conti pubblici (la cosiddetta “manovrina”) per favorire la diffusione del trasporto elettrico:
Il primo prevedeva l’istituzione da parte dei Comuni di aree a parcheggio nei centri storici da destinare, su richiesta degli interessati ovvero i proprietari di auto elettriche, a locazione agevolata e comunque con un canone annuo non superiore a 300 euro, con i Comuni tenuti a stipulare convenzioni con le società di distribuzione dell’energia elettrica al fine di installare, in tali aree adibite a parcheggio, colonnine di ricarica elettrica, senza oneri per la finanza pubblica. Ai titolari della locazione agevolata l’uso delle colonnine era concesso a titolo gratuito.
Il secondo istituiva un fondo di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, da destinare alle agevolazioni fiscali per l’acquisto di auto elettriche e di colonnine per la ricarica elettrica ad uso residenziale e domestico da installare in aree private.
Il terzo prevedeva, a cura delle Province, l’istituzione di aree per la ricarica dei veicoli elettrici, stipulando convenzioni con le società di distribuzione dell’energia elettrica nelle intersezioni delle strade provinciali con le piste ciclabili e lungo le strade provinciali, con un intervallo massimo di 30 chilometri.
Questi emendamenti sono stati bocciati, ma l’appuntamento è solo rimandato. Cercherò uno spazio nell'ambito del ddl concorrenza, che potrebbe però essere blindato dalla questione di fiducia. Sarà la prossima Legge finanziaria a costituire una verifica sulle intenzioni del Governo, e su quanto esse siano coerenti con le attuali dichiarazioni, in particolare dei ministri Calenda e Galletti, che sembrano aver compreso la centralità dell’argomento. Ci deve essere una chiara volontà politica in questo senso, espressa in ogni fase istituzionale, con atti concreti e non solo con annunci e dichiarazioni senza seguito.
 
A cura di Claudia Mannino
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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