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Adolescenti: il lavoro dei sogni

25/9/2019

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Sintonizzati con il proprio tempo, orientati alle specializzazioni e mossi dalla passione, sognano di diventare sportivi, medici e insegnanti. 
Perfettamente sintonizzati con il proprio tempo, con i grandi cambiamenti che attraversano il nostro pianeta e con le ricadute che tali trasformazioni avranno sul mondo del lavoro. 

Consapevoli dell’importanza crescente che avranno i saperi specialistici, vedono nella laurea un presupposto fondamentale per inoltrarsi con successo nel mercato del lavoro. 

Hanno grande considerazione del mondo scientifico (più le donne che gli uomini) e dei settori iper specialistici come la medicina e l’ingegneria.

Sono mossi dalla vocazione, dalla passione e influenzati sempre meno dalle famiglie. Questa è la fotografia dei giovani meridionali che emerge da una ricerca condotta dal Centro studi Formazione e Lavoro di FMTS Group, leader nella formazione e ricerca di personale in Italia, su 700 studenti delle scuole medie di Basilicata, Calabria, Campania e Puglia.

La ricerca dal titolo “Il Lavoro dei sogni” si interroga sullo stato di consapevolezza delle trasformazioni lavorative in un’età molto significativa dello sviluppo della personalità e sulla rappresentazione dei desideri degli adolescenti. I ricercatori del Centro studi Formazione e Lavoro di FMTS Group sono entrati all’interno delle scuole del Sud Italia, incontrando diverse centinaia di adolescenti, con i quali hanno condiviso i trend e i risultati delle ricerche che studiano l’evoluzione del mercato del lavoro.

Quanti e quali sono dunque i mestieri e le professioni scelte dai ragazzi come orizzonte dei propri desideri lavorativi? 

Tra quelli menzionati come prima scelta si trovano: lo sportivo (13%), il medico (11,5%), l’insegnante e l’istruttore di sport, danza inclusa, (11%), professioni SAM, quelle legate al mondo dello spettacolo, dell’arte e della musica (9,8%) e EBM, legate ai mondi dell’estetica, del benessere e della moda (7%), l’ingegnere (6,5%) e professioni legate al mondo Horeca (4,4%), ovvero dell’ospitalità.  

Se invece si considerano tutte e tre le scelte, a prevalere, molto al di là delle aspettative, è il mondo delle libere professioni (notai, avvocati, commercialisti, architetti, farmacisti, ingegneri, medici, psicologi, veterinari) che raggiunge un confortante 30,5%. 

Il mondo delle professioni supera anche la somma di Sport, SAM e EBM (al 29,8%), mostrando quanto rilevante sia questa componente. 

Si tratta di un insieme di lavori accomunati dalla ricerca di autonomia e libertà d’azione. Il dato sembra avvalorato dalla generale tendenza che premia seppure lievemente il lavoro nel settore privato 54% rispetto al 46% nel settore pubblico. 

I lavori collegati al tempo libero mantengono comunque percentuali alte e un posto privilegiato nel cuore dei ragazzi: “Il lavoro dei miei sogni è fare il calciatore. Il punto di forza è che mi appassiona e vorrei farlo sia nel Lecce che nella Juve: nel Lecce per giocare con la squadra che ho sempre amato e nella Juve perché ci sono calciatori fortissimi” dice Marco, 12 anni, di Reggio Calabria. 

Idea diversa è quella di Roberto, 14 anni, di Bari: “Il mio lavoro dei sogni è il professore di matematica. Per me la matematica si può trovare in ogni cosa infatti mi piace immaginare un mondo matematico dove i numeri compaiono anche nel taglio di una pizza o nel fare la spesa al supermercato”. L’ottimo piazzamento dei medici deriva invece dalla popolarità tra gli adolescenti delle varie serie televisive ambientate in ospedale (tra le quali risulta particolarmente diffusa Grey’s Anatomy). 

Bisogna invece arrivare in quarta posizione (9,8%) per incontrare ragazzi che aspirano a voler fare gli artisti (musicisti, attori, pittori, disegnatori) e in quinta posizione (7%) per trovare coloro che, in prevalenza donne, vogliono lavorare come truccatrici, estetiste, stiliste e specialiste nel settore della moda.   

Molto significative sono le motivazioni addotte a favore dei mestieri indicati come prima scelta. Quella più ricorrente risulta essere la passione intesa anche come vocazione che il ragazzo avverte fin da piccolo e vale il 63% dei casi. Giulio, 10 anni, di Salerno: “Il lavoro dei miei sogni è diventare una musicista di violino e pianoforte. Penso che l’emozione che si prova suonando uno strumento sia fantastica ed è sempre stata la mia grande passione”.  

Segue la bontà d’animo che raggiunge il 15%, intendendo con questa categoria un mix di motivazioni quali altruismo, senso di giustizia, rispetto dell’ambiente, ma anche un mix di professioni e figure adulte come l’ingegnere nucleare: Lucia, 13 anni di Matera scrive che “L’ingegnere nucleare è una professione che mi piace molto, vorrei produrre energia per tutti, per tutte le famiglie, un’energia accessibile a tutti”. In terza posizione è proprio la famiglia a farla da padrone, intesa come generica influenza sulla scelta del ragazzo (7,5%). 

Seguono motivazioni riconducibili alla voglia di esprimersi (7,3%), essere creativi, sentirsi liberi, relazionarsi con gli altri, viaggiare e scoprire il mondo, apprendendo le lingue, senza mai smettere di divertirsi. 

Giulia, di Foggia: “La recitazione mi permette di esprimere i miei sentimenti, di interpretare vari personaggi, mentre invece quando pattino mi sento libera, mi sento come se i pattini mi permettessero di volare nel cielo”, mentre la sua compagna di banco Luisa dice che “Da grande vorrei fare la giornalista. Per fare questo lavoro però bisogna saper parlare bene l’inglese e per questo sto seguendo un corso per imparare questa lingua”.

Molti lavori scelti dai ragazzi non rientrano in una mera logica razionale, presentando al contrario interessanti elementi di fantasia e componenti oniriche. 

Tra i non mestieri rientranti in questa categoria, degni di menzione si riscontrano: la regina d’Inghilterra e una non meglio definita mamma adottiva, Francesca, 11 anni, di Gioia Tauro scrive “Vorrei fare la mamma adottiva per dare a dei bambini una mamma”.

Mentre in un caso la scelta è caduta sulla missione sacerdotale. Stefano, 10 anni Napoletano “Il lavoro dei miei sogni non è proprio un lavoro, è una passione. Da quando ero piccolo ho la passione di diventare sacerdote: a quattro anni ho iniziato a fare il chierichetto e non smetterò mai di farlo.” 

Dove lavorare: vicino o lontano da casa? La ricerca ha anche valutato l’influenza della centralità urbana (e del rapporto tra centro e periferia), all’interno delle rappresentazioni ottenute. Si tratta di un elemento estremamente significativo in quanto consente di valutare se esista fin da questa età un’associazione tra il lavoro dei sogni e l’idea di andare via o di restare nel proprio territorio.

All’interno di questa frazione la quasi totalità dei temi analizzati tracciano una prospettiva di lavoro lontano da casa e precisamente: il 68,5% vede il lavoro fuori dai confini nazionali, il 27% in un’altra città italiana, mentre soltanto il 4,5% sceglie di associare in modo diretto il luogo di vita attuale con quello di lavoro. 

Sebbene associato a sentimenti positivi e di scoperta di mondi nuovi, il lavoro è raramente associato al luogo di residenza e fin da questa età si percepiscono sia la fase di studio sia quella lavorativa come un’opportunità per lasciare la città natale o quella in cui si vive. Il dato acquisisce maggiore rilevanza in provincia rispetto alle grandi città. 
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