Promossa e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo Cultura e Spettacolo, la mostra ripercorre l’evoluzione, attraverso i secoli, di temi e figure dell’arte sacra, testimonianze del complesso rapporto nel tempo della collettività con il senso religioso, all’interno di un luogo – Castel Sant’Angelo – la cui storia si intreccia intimamente con quella della Chiesa. Eretto come mausoleo di Adriano nel II secolo d.C., questo iconico edificio è stato trasformato in una vera e propria fortezza dallo Stato Pontificio, santificata dalla leggendaria apparizione dell’Arcangelo Michele nel 590 (da qui il nome che ancora conserva), nel corso di una processione voluta da San Gregorio Magno per chiedere la fine di una terribile pestilenza.
La mostra è stata progettata e curata da Mariastella Margozzi, fino a pochi mesi fa Direttrice Musei Statali della Città di Roma, con la collaborazione di Stéphane Verger e del Cardinale Angelo Comastri.
Dalle opere più antiche, quelle di Vittore Crivelli della fine del Quattrocento, alle più recenti dell’artista contemporaneo Omar Galliani, nella mostra si snoda un percorso che attraversa oltre cinquecento anni di storia. Partendo dall’arte cinque-seicentesca (con opere, tra gli altri, di Orazio Gentileschi, Bernardo Cavallino, Mattia Preti), si passa per la scelta culturale degli artisti della modernità (Domenico Morelli, Gaetano Previati) per approdare, infine, alla ricerca di una profonda e rinnovata spiritualità in quelli della seconda metà del Novecento (l’angoscia di Mario Sironi, la ieratica serenità di Giacomo Manzù, la religiosa visione di Venanzo Crocetti, quella tempestosa di Pericle Fazzini, lo spirito caustico di Giovanni Hajnal). L’esposizione affronta la rappresentazione contemporanea della comprensione e oggettivazione visiva dei misteri della Fede.
Parallelamente, e sempre nel solco dell’esemplificazione delle tante possibili vie della Fede, la mostra si apre al pensiero di donne e uomini dell’ultimo secolo: santi, beati, ma anche personaggi della cultura contemporanea.
"Questa mostra – ha avuto modo di sottolineare nel corso della recente presentazione Francesco Gilioli, capo gabinetto del ministero della Cultura - ci prepara al Giubileo che, dal 1300 quando fu istituito da Papa Bonifacio VIII, ha sempre avuto due dimensioni: una religiosa, spirituale, di fede; e una culturale, artistica, occasione di ulteriore abbellimento di Roma sempre arricchita di nuovi capolavori. L'impegno delle istituzioni è di sfruttare anche questa volta al meglio questa occasione".
Nel lungo itinerario attraverso cui si articola la mostra, in un dipinto del pittore senese Bernardino Mei, c’è poi uno specifico riferimento alla ‘speranza’ che è poi il fil rouge del prossimo Giubileo: Papa Francesco ha infatti voluto identificare l’anno giubilare 2025 come l’evento dei ‘pellegrini della speranza’.