Fino a poco tempo fa esistevano solamente tappi fatti di sughero 100% naturale, mentre oggi la tecnologia ha portato delle innovazioni importanti nel mondo del vino, soprattutto per quanto concerne la produzione di tappi.
Esistono dunque molte tipologie di tappi, qui di seguito quelli più utilizzati:
Tappo a corona, quello utilizzato principalmente nella birra, hanno il vantaggio di resistere a forti pressionie hanno una tenuta ermetica che impedisce al vino di ossidarsi. Questo è un tappo molto utilizzato per vini frizzanti o generalmente per i vini mossi;
Tappo in silicone sintetico, molto riconoscibili perché spesso si trovano anche di diversi colori, sono elastici, resistenti, non si rompono, non si sbriciolano e non sono soggetti a muffe. Qui abbiamo una chiusura pressoché ermetica del vino poiché i materiali che compongono il tappo impediscono il passaggio di aria, sono solitamente utilizzati per vini d’annata o che comunque non hanno bisogno di particolare ossigenazione.
Tappo stelvin, il classico tappo a vite che purtroppo in Italia è ancora malvisto dalla maggior parte dei consumatori non esperti poiché associato a vino di scarsa qualità. In realtà in alcune zone europee come la Mosella in Germania, lo stelvin predomina tra i vari tappi perché donano una tenuta perfetta del prodotto in totale pulizia. Sono in alluminio rivestiti all’interno da una guarnizione di polietilene, ma soprattutto permettono uno scambio minimo di ossigeno che permette una lenta maturazione del vino. Questo è un tappo utilizzato soprattutto per vini bianchi che hanno bisogno di affinare lentamente in bottiglia;
Tappo in agglomerato di sughero*, elastico, impermeabile, ma soprattutto longevo. Consentono una buona micro ossigenazione del vino e perciò si ritengono molto adatti a vini dal lungo invecchiamento. I più pregiati sono quelli monopezzo naturali al 100%**, che conservano l’unicità della materia prima, ma molto più soggetti modificarsi a causa dei fattori esterni.
Questi tappi elencati sono definiti tappi Tecnici, in quanto frutto della tecnologia più moderna, ma attenzione, perché tappo tecnico non vuol dire qualità più bassa.
Ogni tipologia di vino ha il suo tappo e quelli di ultima generazione sicuramente sono più economici e più ecologici (basti pensare che la corteccia di un albero sa sughero impiega circa 10 anni per riformarsi) rispetto al sughero, sono molto adatti per il 90% dei vini prodotti sul mercato oggi di immediata beva, ma soprattutto sconfiggono definitivamente la piega del “sentore di tappo”.
Innanzitutto un vino per sapere di tappo deve esser tappata con sughero naturale, perché il sentore di tappo, che si sviluppa nella bottiglia, è dato da una sostanza chimica, il tricoloanisolo (TCA), che si attacca alla superficie interna del tappo e dunque si diffonde all’interno del vino, donando quel fastidioso sapore di muffa, carta bagnata, di cantina. Se il TCA ha appena contaminato il tappo la bottiglia risulterà avere leggeri difetti all’olfatto, ma risulterà abbastanza godibile al palato, se invece il TCA è già permeato in tutta la bottiglia diventerà pressoché impossibile bere quella bottiglia.
Questo è un problema molto fastidioso e dannoso per il produttore, questo perché bisogna tenere conto che il problema di tappo arriva a contaminare il 6-7% delle bottiglie tappate con sughero naturale bottiglie.
Insomma il tappo di sughero ha un fascino tutto suo, vecchia scuola, ma è innegabile che i tappi tecnici stanno prendendo sempre più piede ormai in tutto il mondo. L’Italia è sempre attaccata alla propria tradizione, ma sempre più produttori si stanno accorgendo dei vantaggi di questi tappi ed è probabile che fra qualche hanno il sughero naturale possa sparire dalle nostre bottiglie di vino.
A cura di Mattia Perredda.