Con le nostre parole, i nostri gesti e i nostri sorrisi possiamo, infatti, influenzare gli altri. Gli arbitri siamo noi: sta a noi scegliere da che parte stare. Possiamo influenzare gli altri positivamente oppure, purtroppo, negativamente. È accaduto, ad esempio, con il caso di Chiara Ferragni per il pandoro Balocco. Quanto clamore negativo per l’ospedale infantile “Regina Margherita” di Torino, dove soffrono tanti bambini.
Dunque, per tirare le somme, possiamo creare emozioni negative negli altri oppure, all’opposto, emozioni positive. In fondo, nella vita come in rete, non dobbiamo chiederci cosa gli altri possono fare per noi, ma cosa noi possiamo fare per gli altri.
Per gli altri, dunque, possiamo fare tanto, influenzandoli. Io dico, influenzandoli positivamente. È quello che ho cercato di fare sul LinkedIn, scegliendo di stare dalla parte delle storie positive. Era il 5 maggio 2017, quando, per la prima volta, postai sul social media dedicato al lavoro una bella storia dedicata alla provincia di Catania. Il caso ha voluto che la mia rubrica sul lavoro, battezzata “Rassegna lavoro it”, sia iniziata il giorno della nascita di LinkedIn. Fu, appunto, una coincidenza, che scoprii in un secondo momento. Allora, il 5 maggio 2017, il post accese l’interesse di 25 professionisti, che misero like a questo contenuto. Il giorno dopo feci il bis con un’altra storia positiva e, ancora una volta, notai l’interesse della rete. Giorno dopo giorno, senza soluzione di continuità, ho proseguito questo racconto di storie positive, arrivando a condividere su LinkedIn più 3.900 post. Tra i riscontri più gratificanti ci sono stati i messaggi di tanti italiani che risiedono all’estero e che mi hanno scritto per dirmi che, grazie a queste storie positive pubblicate quotidianamente, si sono sentiti più vicini al nostro Paese.
Dal 2017 a oggi ho raccontato tante storie come, ad esempio, la storia di Aurora da Moncenisio. Da anni, nel paese, non nascevano bambini. All’inizio della pandemia, quando tutta l’Italia si era fermata, accadde l’imprevedibile. Quando ancora il sole non si era alzato dal letto e le strade erano imbiancate dall’inverno, il 24 marzo 2020 nacque Aurora. Ci fu la felicità di tutto il Comune: fino al 23 marzo, infatti, Moncenisio contava 39 abitanti e con Aurora poté festeggiare il 40esimo. In questa nascita c’era e c’è una lezione per tutti noi: anche nei momenti di difficoltà è possibile ripartire. Ciò non significa dimenticare la sofferenza che il Coronavirus, ad esempio, ha seminato in Italia e nel resto del mondo. Significa, tuttavia, indossare un nuovo paio di occhiali per guardare al domani con fiducia.
A proposito di voglia di fare bene, tra le tante vicende ho condiviso su LinkedIn la storia di Vlada, che risale al 2022. Purtroppo, la guerra era scoppiata. «È l'offensiva militare – si legge su Wikipedia – iniziata dalle Forze armate della Federazione Russa il 24 febbraio 2022, invadendo il territorio ucraino e segnando così una brusca escalation del conflitto russo-ucraino in corso dal 2014». Le bombe cadevano e tanti cittadini ucraini furono costretti a lasciare il Paese. Tra loro ci fu Vlada, arrivata a Milano e accolta dall’Accademia ucraina di balletto. Occhi azzurri e capelli biondi, la ragazza ha così spiegato i suoi sogni: «Un giorno ballerò su tutti i teatri più belli del mondo». Per poi aggiungere: «Questa guerra non fermerà i miei sogni». Oggi, come allora, Vlada continua a ballare. A lei, alla sua passione e determinazione, ho dedicato un post su LinkedIn.
Tra le storie positive c’è anche quella di Federica. «Per correttezza le dico che sono incinta», ha detto la 27enne Federica Granai a colloquio con il manager Simone Terreni, titolare di VoipVoice con sede a Montelupo Fiorentino. Pronta è stata la risposta del datore: «Tutto qui? E che problema c’è? È una bellissima notizia». Nel corso di un’intervista fatta a Terreni su LinkedIn, il direttore dell’azienda ha detto: «Non chiediamo mai a una donna se ha figli o se ha intenzione di averli. Spero che non si chieda mai più a una donna, a un colloquio, se abbia figli o abbia intenzione di farne. Spero, invece, che compaia presto in tutti, soprattutto negli imprenditori, il sorriso per la bellezza di una vita nuova che sta arrivando, perché un bambino non deve mai essere un problema». Federica è stata assunta al customer care dell’azienda di telecomunicazioni toscana, ha lavorato fino all’ottavo mese, ha dato alla luce Diego e, successivamente, ha ripreso a lavorare in smart working.
Il racconto di “Rassegna lavoro it” su LinkedIn ha tre pilastri: il primo è che nella vita occorre prima ascoltare e, solo in un secondo momento, parlare. La natura ci ha dotato di due orecchie e di una bocca e, dunque, dobbiamo ascoltare e ascoltare, e poi parlare.
Il secondo pilastro è che in rete come nella vita occorre tenere nota della “ta-dah list”. Possiamo, infatti, rivedere i risultati della nostra presenza sui social media: contiamo le storie positive che condividiamo e che generano voglia di fare bene in azienda. Facciamolo attraverso la “ta-dah list”, ossia la lista dei racconti positivi sul lavoro. Si sente spesso parlare di numeri o di metriche dei media sociali: concentriamoci sull’energia positiva che accendiamo. Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, ho deciso di fare mio questo approccio, mettendolo in pratica quotidianamente.
Il terzo e ultimo pilastro di “Rassegna lavoro it” è che, in rete come nella vita, siamo tutti, come ci dicevamo, influencer. Possiamo influenzare gli altri positivamente. E, allora, facciamolo. Perché la terra gira intorno al sole e, dunque, contribuiamo a diffondere raggi di sole.