L’atteggiamento egoistico e miope dell’Austria oltre a condannare interi settori produttivi, sacrificando le imprese italiane sull’altare dell’ambientalismo, si sta rivelando tutt’altro che efficace. Le misure in teoria atte a trasferire il transito delle merci su rotaia aumentano in realtà l’intasamento autostradale nelle ore diurne e le emissioni nocive per l’ambiente. Inoltre, la Rete ferroviaria italiana (Rfi) non dispone di tracce sufficienti per poter incrementare il trasporto su treno necessario ad accogliere tutta la merce che non potrà transitare su strada proprio a causa dei divieti settoriali.
La misura, che acuisce ancora di più la discriminazione tra autotrasportatori tirolesi e italiani, prevede l’esclusione dei mezzi pesanti a trazione completamente elettrica o a idrogeno e celle a combustibile, veicoli non ancora prodotti in serie, oltre ai nuovi Euro 6, considerati molto puliti.
L’asse del Brennero è un fondamentale collegamento tra Italia e Nord Europa. Principale valico alpino per
volume di merci in movimento, oltre 40 milioni di tonnellate nel 2018, si calcola che, in media, ogni anno transitino 2,4 milioni di Tir, oltre a 12 milioni di auto.
L’interscambio commerciale tra Italia e i Paesi del corridoio Scandinavo-Mediterraneo supera i 200 miliardi di euro l’anno. Queste merci, nella quasi totalità dei casi, vengono trasportate su strada, passando proprio per il Brennero, asse fondamentale.
Il provvedimento, oltre ad aver un impatto non indifferente per l’economia italiana, attraverso un aumento dei costi di trasporto da un lato e dei prezzi per il consumatore finale dall’altro, è in netto contrasto con i trattati comunitari. Uno Stato membro non può infrangere, unilateralmente, le regole comuni sulla concorrenza e sulla libera circolazione delle merci, capisaldi su cui si regge l’Unione europea.
Non solo l’economia italiana, le misure austriache ledono anche diverse aziende in altri Stati, come la Germania, rischiando di rallentare o addirittura bloccare la catena di approvvigionamento dell’intero centro Europa. Basti pensare al settore automobilistico che vede l’Italia un fornitore strategico per lo Stato tedesco.
A complicare la situazione, nel mese di febbraio, Germania e Austria hanno introdotto l’obbligo per i conducenti dei mezzi pesanti di esibire l’esito del tampone effettuato entro 48 ore. La misura ha provocato code, anche di 40 km, e rallentamenti sull’autostrada del Brennero, in particolare tra Bressanone e il confine.
I primi a pagarne le conseguenze sono ancora una volta gli autotrasportatori e le aziende italiane, sulle cui spalle incombe il rischio di subire il blocco della produzione industriale, già messa a dura prova dalla crisi pandemica.
Se si considera che solo nel Veronese le imprese di autotrasporto sono 2.405 (dato indicato dalla Camera di Commercio di Verona), si intuisce quanto sia necessario sciogliere il nodo-Brennero e metter in moto azioni coordinate e condivise.
Si calcola che, per i trasportatori, il rallentamento costituisce una forte perdita di competitività. Nello specifico, se si chiudono le porte alla libera circolazione, ogni ora di ritardo nell’attraversamento del valico costa alla nostra economia più di 370 milioni di euro su base annua.
La Lega a Bruxelles ha sollecitato più volte la Commissione europea, attraverso mirate interrogazioni e incontri. Il documento presentato chiede anzitutto il ritiro immediato delle misure unilaterali da parte dello Stato austriaco, proponendo una soluzione congiunta a livello europeo con il coinvolgimento di Italia, Germania, Commissioni ed enti locali.
È inaccettabile che ogni Paese prenda propri provvedimenti: le regole dell’Unione devono aver valore per tutti, senza creare favoritismi verso alcuni Paesi e situazioni svantaggiose per altri.
Infine, non meno importante, un altro elemento del nodo Brennero su cui la Lega si è espressa più volte, riguarda il completamento in tempi rapidi dei lavori per la galleria ferroviaria, uno dei più importanti progetti costruttivi dei nostri giorni. La galleria collegherà Fortezza (Italia) a Innsbruck (Austria) e avrà una lunghezza complessiva di 64 km, diventando così il passaggio sotterraneo più lungo al mondo.
Nonostante la portata del progetto, dal costo complessivo di 8,8 miliardi di euro, una parte cospicua dei fondi europei disponibili per le infrastrutture, pari a 1,39 miliardi, è stata dirottata verso Paesi dell’Est europeo.
In netto conflitto con questa scelta dannosa per il nostro Paese, la Lega ha presentato emendamenti a difesa degli interessi nazionali portando sul tavolo delle trattative la necessità di rendere centrale la questione infrastrutturale del Brennero, anche per salvaguardare la catena produttiva europea, di cui una buona parte avviene nel nostro Paese.
A cura dell’On. Paolo Borchia.