“Il nuovo Ente addetto alla riscossione dei tributi potrà immediatamente accedere alle banche dati per verificare quali sono i crediti e qual è il patrimonio del contribuente che il Fisco ha la facoltà di aggredire per rifarsi dei mancati pagamenti”.
Tutto questo nonostante ci sia una sentenza della Corte Costituzionale che lo dichiara illegittimo, perché “costringe il contribuente a pagare e poi eventualmente a ritornare in possesso dei suoi beni se dimostra di aver ragione”.
Il nuovo Ente per la riscossione potrà consultare così le informazioni relative ai rapporti di lavoro o di impiego presenti nelle banche dati dell’Inps semplificando la procedura volta al pignoramento di stipendi, salari e altre indennità.
Di fatto l’Agenzia delle Entrate passati i 60 giorni dall’avviso di accertamento (cartella) può ordinare alla banca, a modo di prelievo coatto, di versare la somma dovuta direttamente all’Agenzia. Ma non è finita, perché le Entrate possono imporre all’inquilino del contribuente moroso di girare allo Stato anche il canone d’affitto: unica difesa far causa all’Erario.
Parliamo poi dei pignoramenti immobiliari, ossia quando l’agente della riscossione attraverso una comunicazione preventiva al proprietario lo avverte: devi pagare il debito che hai con il fisco entro 30 giorni oppure iscriveremo ipoteca sul tuo immobile. Con le nuove regole si considera il valore complessivo degli immobili di proprietà del contribuente moroso e se questo supera i 120 mila euro é possibile iscrivere ipoteca per poi procedere alla vendita del bene.
La morale della favola? Visto che l’abitazione principale non può essere toccata occhio alle seconde e terze case e soprattutto ai box auto.
Quello che quel politico non ci aveva detto è che quando lo Stato deve fare cassa non fa niente per nasconderlo e quindi… si salvi chi può.
A cura di Leonardo Peruffo