Da un paio di mesi il sottoscritto - in accordo con l'On. Ivan Catalano, attuale Vice Presidente della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati - cambiandosi d'abito, da collaboratore parlamentare ad imprenditore e manager di rete d'imprese, ha visitato a Milano i più grandi istituti di credito italiani. |
Premessa: prima di collaborare con l'On. Catalano svolgevo l'attività d'imprenditore nel settore del trasporto di merci su strada per conto di terzi (in realtà la svolgo ancora, anche se dedico più tempo all'attività di collaboratore parlamentare). L'attività imprenditoriale mi ha portato a creare una rete d'imprese formata da 6 soggetti: la Pointcar Srl (la mia azienda in qualità di impresa di riferimento), e altre 5 aziende che per non menzionerò per motivi di privacy.
Tre aziende sono presenti sul mercato da oltre 5 anni, mentre le altre possono considerarsi start up. Le 3 aziende “anziane” hanno i bilanci in ordine e non presentano problemi presso il Crif, Cerved e simili.
Fatta questa doverosa premessa, passiamo al fatto in questione. Ci presentiamo come rete d'imprese e chiediamo, per una delle nostre start up, la possibilità di accedere al Fondo di Garanzia delle PMI per il massimo dell'importo ovvero 2,5 MLN di Euro, chiedendo la garanzia pubblica dell'80%, avendo noi la disponibilità liquida del restante 20% come controgaranzia, ovvero 500 mila Euro.
Inviata la mail, quasi tutti gli istituti di credito ti fanno richiamare da una gentile signorina di una call center “esternalizzato”, la quale è in grado solo di indirizzarti presso la filiale di riferimento e non sa nulla di reti e di Fondi. Su questo possiamo sorvolare.
Otteniamo gli appuntamenti con i seguenti istituti di credito: INTESA San Paolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, BNP Paribas, Banca Popolare di Milano. Avevamo chiamato anche Banca Sella, ma l'operatore che ci risponde non sa se l'istituto eroga questi servizi, dando risposte evasive; capiamo che con loro avremmo perso tempo, ringraziamo e salutiamo tirando una linea su questo istituto. Altra banca interpellata è il Credito Cooperativo, che però non ha filiali in città e quindi non può operare territorialmente. Le altre sono banche minori e preferiamo escluderle.
Partiamo da INTESA San Paolo, che è l'unica con la quale stiamo portando avanti un discorso, anche se ormai 2 mesi sono diventati veramente troppi e, prima di arrivare al responsabile, abbiamo dovuto girare ben 3 filiali nelle quali il personale non aveva competenza per scelte della banca stessa e abbiamo dovuto recarci presso la filiale diverse volte poiché il direttore ha dovuto chiedere informazioni ai propri superiori.
Parliamo di Unicredit: siamo partiti da una piccola filiale, il cui solerte direttore ci ha prontamente ricevuto e ammesso di non sapere molto su contratti di rete e Fondo di Garanzia delle PMI, quindi ci metterà in contatto con il loro esperto, passa almeno un mese e poi avviene l'incontro. Anche qui non ci siamo, idee confuse: veniamo reindirizzati al direttore di una filiale di una provincia diversa, che contattiamo prontamente ma purtroppo il tempo passa ma nessuno ci ricontatta.
È il turno del Monte dei Paschi di Siena e anche qui la musica non cambia, il direttore di filiale dice che dovrà fissarci un appuntamento con un loro responsabile; passa oltre un mese e mezzo, nonostante le nostre richieste via mail e alla fine il direttore si scusa di non poter assolvere alla nostra richiesta.
Arriviamo a BNP Paribas. Qui il colloquio è stato rapidissimo, la direttrice ci dice che per un importo così elevato dovevamo rivolgerci ad un’altra filiale “corporate”, il tutto dopo averci fatto aspettare oltre 30 minuti perché assente dalla filiale. Ci manderà via mail i contatti, passa il tempo e mandiamo un reminder, ma la stessa con una mancanza di professionalità che rasenta la maleducazione ci liquida con una mail di 2 righe dicendo che la banca non può assolvere alle nostre richieste.
Ma il fondo l'abbiamo toccato con il direttore della Banca Popolare di Milano. Intanto, avevamo avuto la conferma dell'appuntamento e a lui non risultava, quindi abbiamo dovuto aspettare 40 minuti. Poi ci fa esporre tutte le nostre richieste, ci dice che avrà bisogno di una mole di documentazione tale da far impallidire un Archivio di Stato e poi ci chiede se abbiamo un business plan. Alla lettura dei dati inizia a sorridere, mettendo da parte la professionalità richiesta e facendo commenti non proprio consoni al codice di condotta che dovrebbe avere un direttore di banca.
Concludendo, in questi 2 mesi abbiamo avuto dei costi di circa 600 Euro per spese vive, che devono sommarsi al tempo perso dal sottoscritto per visitare queste banche senza alcun costrutto.
Quello che è emerso non è confortante: lungaggini burocratiche, incompetenza, ignoranza, maleducazione, stupidità in un caso.
A questo punto sono lecite alcune osservazioni: questi istituti di credito nei loro siti istituzionali hanno delle pagine dedicate a promuovere l'accesso al Fondo di Garanzia delle PMI, tutte hanno aderito dando comunicazione ufficiale sia all'ABI che al Ministero dello Sviluppo Economico.
Salvo un singolo caso, tutte non hanno saputo dare risposte certe ad un possibile cliente che avrebbe fatto un ingente deposito (i 500.000 euro citati in precedenza); o forse non hanno voluto.
Nessuna di quelle escluse è entrata mai nel merito del progetto proposto, sebbene sia realizzabile ed innovativo nel suo genere. Concludo lasciando il lettore che con alcune domande.
Un imprenditore che ha delle idee innovative e non ha i soldi, come fa ad accedere ad uno strumento che lo Stato ha messo a disposizione proprio per chi non ha garanzie da offrire?
Oppure, un imprenditore in difficoltà come fa a rilanciare la propria impresa?
In questa vicenda ci sono troppi lati oscuri e sarà nostra premura chiarirli al più presto nelle sedi competenti.
A cura di Gaetano La Legname