Dopo un prologo in Europa, l’itinerario prevedeva di attraversare diversi paesi africani ed il deserto del Sahara fino ad arrivare a Dakar. Risale al 1979 la prima edizione della Parigi-Dakar, che da allora ha toccato praticamente tutti i paesi dell'Africa nord-occidentale e parecchi stati dell'Africa centrale e meridionale nel corso dell'edizione del 1992, quando la corsa arrivò addirittura a Città del Capo, in Sudafrica.
L'edizione del 2008 venne annullata dall'organizzazione a causa di un tragico evento: in Mauritania, quattro funzionari del governo francese furono uccisi il 24 dicembre e quell’anno otto prove speciali si sarebbero dovute svolgere proprio nello stato africano. Dopo l'annullamento dell'edizione 2008, proprio quando la gara era pronta a partire, gli organizzatori spostarono il percorso della gara in Sudamerica, mantenendo comunque la denominazione di Dakar.
Ai veri appassionati di Africa però mancava il fascino dell’alba sahariana, la maestosità delle dune ed il silenzio del crepuscolo, così a partire dal 2009 hanno dato vita all'Africa Eco Race. Si tratta di un rally raid organizzato dai veterani della Dakar che si svolge in Africa, su quello che è stato il tracciato della Parigi-Dakar.
Come già tradizione alla Dakar, l’Africa Eco Race prende il via con un inizio in Europa, nelle ultime tre edizioni infatti la corsa è partita da Saint-Cyprien, cittadina di mare a ridosso dei Pirenei. Organizzato dalle vecchie guardie della Dakar, l’Africa Eco Race ripercorre le orme africane del rally, riprendendo tutti i valori che hanno scritto la leggenda delle corse africane. Consente ai partecipanti di immergersi in un ambiente tipico, su binari invisibili, in mezzo a splendidi paesaggi che solo l'Africa può offrire.
Cordialità, autenticità e sportività sono le parole chiave di questo evento, che ha dato l’opportunità a tutti di vedere il "Lac Rose" di Dakar dopo undici giorni di gara, con partecipanti che hanno sfidato più le proprie capacità che gli altri concorrenti. La gara vede impegnati piloti e navigatori divisi in categorie, che gareggiano a bordo di camion, automobili, buggy e motociclette. Questi ultimi, i veri protagonisti della piste, percorrono più di seimilatrecento chilometri che separano Dakar da Saint Cyprien, senza avere al loro fianco il navigatore che indica il percorso ed in caso di necessità può fornire il proprio aiuto.
Erano ben sessanta i motociclisti che hanno preso il via da Saint Cyprian, una gara che li ha visti duramente impegnati sui terreni ghiaiosi del Tendara, sull’asfalto delle strade del Marocco, sulle sabbie della Mauritania. Dopo un'ultima notte sotto il cielo stellato senegalese, a cuor leggero hanno percorso il collegamento verso Kayar, un villaggio di pescatori sulla costa atlantica che rappresenta gli ultimi chilometri prima di raggiungere il traguardo sulla riva “Lac Rose”.
Sul traguardo dell’ultima tappa l’austriaco Robert Theuretzbacher ha preceduto di pochi minuti il leader della classifica generale, Pal Anders Ullevalseter. Il norvegese ha mantenuto tuttavia la leadership della gara con un vantaggio di quasi 2 ore e mezza, conquistando la vittoria. Sul gradino più basso del podio Ingo Waldschmidt, primo motociclista africano a salire sul podio della Africa Eco Race.
Intorno tanti motociclisti, visi segnati dalla fatica, i calli sulle mani che hanno stretto con vigore le manopole del gas, le ginocchia sbucciate sotto la tuta per qualche caduta di troppo, ma lo spirito rinfrancato per avere vinto la loro sfida personale.
A cura di Roberto Gianusso