ll suo palmares parla di due campionati di Spagna, due Coppe del Re e una coppa intercontinentale con il Real Madrid. Abbiamo però omesso un “piccolo” particolare: Luka ha appena compiuto 18 anni.
Ma cominciamo dall’inizio, più precisamente a Lubiana, dove Doncic nasce nel 1999. Respira basket fin dall’infanzia, quando assiste a più riprese agli allenamenti di suo padre Sasa, professionista in patria. Ascoltare suoni e rumori del pallone sul parquet era il modo escogitato dalla madre per farlo smettere di piangere.
Già a sei anni stupiva istruttori e allenatori con le sue realizzazioni dalla lunghissima distanza, non proprio alla portata per un bambino della sua età.
E durante le giovanili? Manco a dirlo, ha fatto incetta di titoli e premi. Prima del grande salto, che lo ha proiettato a soli 16 anni e 2 mesi ad esordire con la prima squadra del Real Madrid. Il primo segno, nella stagione 2015-16, lo lascia grazie ai 15 punti inflitti al Bilbao. L’anno successivo sono 23 i punti siglati contro il Fuenlabrada. Per non parlare delle performance strabilianti in Eurolega.
Ma è davvero particolare ciò che è accaduto recentemente ai playoff di Eurolega. Doncic non è in partita, i tiri non entrano, il coach lo manda in panchina senza troppi convenevoli. E Luka piange. Sì, perché a dispetto di tutto il suo talento e delle sue abilità, è sempre un ragazzino di 18 anni, con le sue fragilità e il peso dell’essere considerato un predestinato.
Un momento di crescita per il talento sloveno, che appare a tutti nella sua fragilità e nella sua umanità, quando si trova improvvisamente catapultato in una situazione mai provata prima.
E nelle due decisive partite successive, chi è stato il migliore in campo? Naturalmente Doncic: il coach lo manda subito in quintetto, il giovane trasforma tristezza e frustrazione in determinazione e tenacia, e trascina i compagni al successo.
Anche le stelle più promettenti non sono invincibili e hanno le loro difficoltà, ma forse è proprio per questo che amiamo le loro gesta e le loro imprese, nonostante tutto e tutti.
La certezza è che abbiamo trovato un fenomeno, che scriverà sicuramente pagine indelebili nella storia di questo sport. Ma per ora lasciamolo crescere, nel mentre che segna e sogna, come un diciottenne dovrebbe fare.
A cura di Marco Dalmasso